Assumere bene in edilizia: come scegliere il posatore giusto (anche se ne hai solo uno)
Selezionare la persona giusta può fare la differenza tra crescita e grattacapi. Ecco come trasformare un colloquio in uno strumento strategico, anche quando le alternative non ci sono.
Quante volte ti sei trovato con un solo candidato per un ruolo importante, come quello del posatore?
Hai davanti una scelta difficile: aspettare, sperare che arrivi qualcuno di meglio, oppure fare un salto nel vuoto e assumere. Il rischio di sbagliare è reale, ma c’è un modo per ridurre l’incertezza. Perché se non puoi scegliere tra più candidati, puoi almeno imparare a fare le domande giuste.
Questo articolo nasce da un confronto reale con un’imprenditrice che opera in edilizia e che si trovava esattamente in questa situazione. Un solo candidato valido, giovane, motivato, ma con alle spalle esperienze da valutare bene. L’obiettivo era uno: capire se davvero potesse essere una risorsa per l’azienda.
Il blocco mentale quando hai una sola scelta
Nel mondo dell’edilizia la selezione del personale è una sfida continua. I curriculum scarseggiano, molti arrivano da canali informali (come messaggi via WhatsApp), e spesso le uniche candidature valide arrivano da chi è già impiegato altrove.
Quando succede, l’errore più comune è lasciarsi prendere dall’urgenza o dall’ansia di “non avere alternative”.
Ma la verità è un’altra: non è il numero dei candidati che fa la differenza. È la qualità del colloquio.
Non cercare la perfezione, cerca coerenza
Durante il confronto, abbiamo definito una strategia semplice ma potente: usare il colloquio non solo per verificare le competenze, ma per andare a fondo su motivazioni, valori e prospettive del candidato.
È un lavoro di indagine, non una chiacchierata formale.
Ecco come funziona.
Esempi pratici: come condurre il colloquio in modo strategico
L’imprenditrice di cui ti ho parlato aveva davanti un candidato del 1998. Giovane, esperto, già attivo nel settore, con una certa reputazione. Lavorava presso un concorrente, e diceva di cercare “nuovi stimoli”.
La prima reazione? Legittima diffidenza: “ma che vuol dire ‘nuovi stimoli’? non è che si annoia facilmente?”
La prima regola è partire dall’osservazione del comportamento, anche nei piccoli gesti.
“Offrigli una caramella, guarda come reagisce. È ordinato? È agitato? Mette la carta in tasca o la lascia sul tavolo?”
Non si tratta di psicologia spiccia, ma di indicatori. Un posatore entra a casa delle persone: serve attenzione ai dettagli, rispetto degli spazi, autocontrollo.
Poi si passa alle competenze pratiche. Il suggerimento è chiaro: “Dagli un disegno tecnico e chiedigli cosa farebbe. Quando usi la schiuma? Quando il nastro? Quando certi prodotti?” Se sa rispondere con sicurezza, bene. Se tentenna, chiedi dove ha imparato. Ha seguito corsi? Conosce le normative UNI? Ha voglia di aggiornarsi?
Ma non ci si ferma qui. L’obiettivo è capire chi hai davvero davanti. E qui entrano in gioco le domande più scomode, quelle che fanno la differenza.
“Hai mai fatto errori in cantiere? Come li hai gestiti?”
“Hai mai visto colleghi lavorare male? Cosa hai fatto?”
“Se scopri che la finestra non entra di un centimetro e mezzo, come reagisci?”
Non esistono risposte giuste. Esiste il modo in cui risponde. È lucido? Si prende la responsabilità? Scarica sugli altri? È qui che si misura l’etica del lavoro.
Poi si va ancora più a fondo: “Perché non ti sei mai messo in proprio?” Se cerca nuovi stimoli, forse non è soddisfatto del contesto attuale. Ma è pronto a restare a lungo in un’azienda? Oppure è solo di passaggio?
“Come ti vedi tra tre o cinque anni? Cosa ti trattiene qui? Cosa ti farebbe andare via?” Sono domande fondamentali. Se ti parla di stabilità, crescita personale, voglia di contribuire, è un buon segno. Se ti dice “non lo so”, o resta vago, meglio indagare.
Infine, una domanda chiave: “Che rapporto hai con i soldi?” Serve a capire se è una persona orientata solo al guadagno immediato o se è disposta a costruire qualcosa nel tempo. Il compenso fisso è importante, ma lo è anche il modo in cui gestisce il suo futuro economico.
Anche un solo colloquio può bastare, se sai come farlo
Nelle aziende o attività che operano in edilizia, le decisioni rapide sono spesso necessarie. Ma questo non significa affidarsi al caso. Significa avere un metodo per valutare.
Se non puoi scegliere tra più candidati, devi scegliere con più lucidità.
Un buon colloquio non è questione di tempo, ma di profondità. Bastano trenta minuti ben gestiti per capire se hai davanti un futuro collaboratore o un problema in arrivo.
Il punto non è se sa già tutto. Il punto è se ha voglia di crescere, se rispetta il lavoro, se è allineato con i valori della tua azienda.
Un posatore che entra a casa dei clienti deve saper installare, ma soprattutto deve saper rappresentare l’azienda con rispetto e professionalità.
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